Istanbul non è una città, è una grande nave. Una nave dalla rotta incerta su cui da secoli si alternano passeggeri di ogni provenienza, colore, religione. Lo scopre Armanoush, giovane americana in cerca nelle proprie radici armene in Turchia. E lo sa bene chi a Istanbul ci vive, come Asya, diciannove anni, una grande e colorata famiglia di donne alle spalle, e un vuoto al posto del padre. Quando Asya e Armanoush si conoscono, il loro è l'incontro di due mondi che la storia ha visto scontrarsi con esiti terribili: la ragazza turca e la ragazza armena diventano amiche, scoprono insieme il segreto che lega il passato delle loro famiglie e fanno i conti con la storia comune dei loro popoli. Elif Shafak, nuova protagonista della letteratura turca, affronta un tema ancora scottante: quel buco nero nella coscienza del suo paese che è la questione armena. Simbolo di una Turchia che ha il coraggio di guardarsi dentro e di raccontare le proprie contraddizioni.
Le righe di questo capolavoro scorrono una dietro l'altra in un intreccio di vicende che legano la ragazza turca alla ragazza armena "occidentale". L'intreccio tra l'occidente e l'Oriente è inevitabile in un racconto affacciato su Istanbul: il crocevia di popoli! Il mistero delle origini delle due ragazze si cela dietro un "harem" di donne. Harem inteso non come donne sottomesse ma come Impero di donne, dove l'uomo è solo un corollario di umori. Voltando ogni pagina sembra, quasi, sentire l'odore nelle narici di quelle spezie dal sapore inconfondibile e indimenticabile. Sembra, anche, di vedere i colori variopinti dei bazar e di udire le voci e i le musiche melodiose che invadono le strade della metropoli turca. E' sicuramente un libro da leggere: appassionante fino al finale sorprendente.
Maria Carmela Furfaro - 22/05/2013 17:14